computron: /kom´pyoo·tron`/, n.

1. [comune] Una nota unità della potenza di elaborazione che combina la velocità di istruzione e la capacità di memorizzazione, calcolato più o meno in istruzioni-per-secondo per megabytes-di-memoria-principale per megabytes-di-memorizzazione-di-massa. “Questa macchina non può girare GNU Emacs, non ha abbastanza computroni!” Quest'utilizzo si trova in genere in metafore che trattano la potenza di elaborazione come un bene di consumo tangibile, come un prodotto agricolo o i cavalli del motore diesel. Vedi bitty box, Get a real computer!, toy, crank.

2. Una mitica particella subatomica che porta la singola unità di computazione o informazione, in circa lo stesso modo con cui un elettrone porta l'unità dell'elettricità (vedi anche bogon). E' stata sviluppata un'elaborata teoria pseudo-scientifica sui computroni basandosi sul fatto fisico che le molecole di un oggetto solido si muovono più rapidamene quando sono riscaldate. Si è discusso sul fatto che un oggetto si scioglie perchè le sue molecole hanno perso le informazioni su come dovevano essere disposte (ovvero, hanno espulso computroni). Questo spiega perchè i computer diventano così surriscaldati e richiedono un ricambio di aria; usano i computroni. Viceversa, dovrebbe essere possibile raffreddare un oggetto ponendolo nella traiettoria di un fascio di computroni. Si crede che ciò possa spiegare anche perchè le macchine che funzionano nella fabbrica causano errori nella stanza dei computer: i computroni che c'erano sono stati tutti usati da altro hardware. (La popolarità di questa storia probabilmente deve qualcosa alle storie di Warlock di Larry Niven, la più conosciuta delle quali è What Good is a Glass Dagger?, in cui la magia è alimentata da una risorsa naturale esauribile detta mana.)