hacker ethic: n.

1. La credenza che la condivisione di informazioni è un bene fortemente positivo e quello è un dovere etico degli hacker di condividere la loro esperienza scrivendo codice open-source e facilitando l'accesso alle informazioni e creare risorse quando possibile.

2. La credenza che il crackare i sistemi per divertimento ed esplorazione è eticamente OK tanto quanto un cracker non commette un furto, vandalismo o irruzione nella sicurezza.

Entrambi questi principi normativi etici sono diffusi ma questo non vuol dire che siano accettati universalmente tra gli hacker. Moltissimi hackers sono d'accordo all'etica hacker del significato 1 e molti lo attuano scrivendo e diffondendo software open-source. Alcuni vanno oltre e asseriscono che tutte le informazioni dovrebbero essere libere e qualsiasi controllo proprietario di esse è sbagliato; questa è la filosofia alla base del progetto GNU.

Il significato 2 è più controverso: alcune persone considerano l'atto di crackera se stessi come una cosa non etica, come irrompere o penetrare. Ma la credenza che il cracking ‘etico’ esclude la distruzione modera la condotta delle persone che li vedono come cracker ‘benigni’ (vedi anche samurai, gray hat). Su questo punto, potrebbe esserci una delle più alte forme di cortesia hacker per (a) entrare in un sistema e successivamente (b) spiegare al sysop, preferibilmente con una mail da un account superuser, esattamente come è stato fatto e come è possibile tappare il buco — agento come un gratuito (e non richiesto) tiger team.

La manifestazione più attendibile di entrambe le versioni dell'etica hacker è che quasi tutti gli hacker si attivino per condividere aiuti tecnici, software e (dove possibile) risorse di calcolo con altri hacker. Un enorme rete cooperativa come Usenet, FidoNet e Internet stessa possono funzionare senza controllo centrale perchè di questo si tratta; loro contano sul rinforzare il senso della community che potrebbe essere il bene intangibile più prezioso della cultura hacker.