open source: n.

[comune; anche open-source come aggettivo] Termine coniato nel marzo del 1998 a seguito del rilascio di Mozilla per descrivere un software distribuito in forma di sorgente sotto licenze che garantiscono a chiunque i diritti di usare liberamente, modificare, e ridistribuire il codice. L'intento era di poter portare il modo hacker di fare software all'industria e al mercato evitando la connotazione negativa che essi (i suit) danno al termine “free software”. Per discussioni sulle tattiche successive e le loro conseguenze, vedi la pagina dell'Open Source Initiative site.

Cinque anni dopo l'invenzione di questo termine, nel 2003, è opportuno notare i grandi cambiamenti nelle opinioni che aiutò a provocare, in gran parte perchè la memoria collettiva della cultura hacker su come andavano le cose prima è in qualche modo offuscata. Gli hacker si sono talmente ridisegnati sotto l'idea e l'ideale dell'open-source che stiamo iniziando a dimenticare che eravamo soliti fare gran parte del nostro lavoro in ambienti closed-source. Fino alla fine degli anni 90 l'open-source era un'eccezione sporadica che in genere doveva vivere in cima a sistemi operativi a sorgente chiuso e di conseguenza strumenti a sorgente chiuso; ambienti open-source completi come Linux e i sistemi *BSD non esistevano nemmeno in una forma utilizzabile fino a circa il 1993 e non erano presi molto sul serio da nessuno tranne pochi pionieri fino a circa cinque anni dopo.