ping

[dal termine dei sottomarini per un impulso del sonar]

1. n. Termine gergale per un piccolo messaggio di rete (ICMP ECHO) ivniato da un computer per controllare la presenza e l'attenzione di un altro. Il comando Unix ping(8) può essere usato per farlo manualmente (nota che l'autore di ping(8) nega l'etimologia diffusa che il nome sia stato mai inteso come un acronimo per ‘Packet INternet Groper’). Usato occasionalmente come un saluto telefonico. Vedi ACK, e anche ENQ.

2. vt. Verificare la presenza di.

3. vt. Richiamare l'attenzione di.

4. vt. Inviare un messaggio a tutti i membri di una mailing list richiedendo un ACK (in modo da verificare che gli indirizzi di tutti sono raggiungibili). “Non abbiamo sentito molto da Geoff, ma ha risposto con un ACK entrambe le volte che ho pingato gli amici del jargon.

5. n. Un pacchetto quantico della felicità. Le persone che sono molto felici tendono ad emettere dei suoni [ping]; quindi, si possono intenzionalmente creare dei ping e dirigerli a chi ne ha bisogno (ad esempio qualcuno depresso). Questo senso di ping può apparire come un'esclamazione; “Ping!” (sono felice; sto emettendo un quanto di felicità; sono stato colpito da un quanto di felicità). La forma “pingfulness”, che è usato per descrivere personi che emettono ping, si vede ogni tanto. (Nell'abuso standard del linguaggio, “pingfulness” può essere usata come un'esclamazione, nel qual caso è un'esclamazione molto più forte di un semplice “ping”!). Opposto di blargh.

L'uso più divertente di ‘ping’ da riportare fu descritto nel gennaio 1991 da Steve Hayman sul gruppo Usenet comp.sys.next. Stava cercando di isolare un segmento di cavo danneggiato su una rete Ethernet TCP/IP allacciato ad una macchina NeXT, e si stancava per dover ogni volta tornare indietro alla sua console dopo ogni prova al cavo per vedere se i pacchetti ping vi passavano attraverso. Quindi usò la funzione di registrazione del suono sul NeXT, poi scrisse uno script che invocava ripetutamenteping(8), aspettava una risposta, e avviava la registrazione su ogni pacchetto ritornato. Risultato? Un programma che faceva sì che la macchina ripetesse, all'infinito, “Ping ... ping ... ping ...” per tutto il tempo in cui la rete era attiva. Alzò il volume al massimo, frugò per tutto l'edificio con un'orecchia ormai partita, e trovò il connettore malfunzionante in pochissimo tempo.